domenica 24 febbraio 2008

Stanza delle visioni notturne



Coloro che sognano ad occhi aperti vedono più, e meglio, di coloro che sognano soltanto di notte. Questa è solo una delle frasi di un celebre incipit di Poe, del mio Edgar Allan, al quale sono particolarmente affezionata. Quando mi accade di avere degli incubi, qualcuno, invariabilmente, mi batte una mano sulla spalla e con un leggero tono compassionevole mi dice di leggere meno, specialmente Poe. Impossibile, ovviamente. Non riesco a saziarmi di libri, diceva Petrarca, che se ne intendeva. A volte, quando leggo per troppe ore consecutive, mi accade di continuare a viverlo in sogno, il libro, di partecipare alla storia come spettatore esterno, di scorrere immagini e non pagine. A volte, i miei sogni mi accompagnano per tutta la durata della mia giornata, e gusto atmosfere e parole, più spesso colori e sensazioni. Purtroppo a volte sgradevoli, ed allora sto ad aspettare che prima o poi quella sensazione negativa si avveri. I Greci sostenevano che i sogni fatti all'alba avevano il sapore delle previsioni per il futuro, e del resto il mio nick è Pythya. Evidentemente, da qualche parte di me, credo ai/nei sogni. Non sarei, del resto, un'idealista.

A volte quindi penso che la realtà che sto vivendo si possa cambiare, che io possa davvero lottare contro i mulini a vento. A volte, invece, e oggi è una di quelle volte, mi sento un pochino sfiduciata, senza quello sguardo dritto verso il futuro (la freccia dei sagittari...) che mi infonde fiducia. Organizzazioni, istituzioni, famiglia. Oggi mi sta stretto tutto. Domani, probabilmente, avrò cambiato mood. Devo aver fatto un brutto sogno, evidentemente, che non ricordo. La sensazione è davvero quella. Bene, andiamo allora a rifugiarci nella no man's land, dalle parti dei libri. E, dunque, Enrico Alleva, La mente animale (saggio di etologia, non spaventatevi), e non ci sono per nessuno. Al prossimo stato d'animo. "Diremo, dunque, che sono un visionario" (E.A. Poe)

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