sabato 9 febbraio 2008

Stanza della politica

Il problema non è la caduta, è l'atterraggio. Per chi conosce uno dei miei film preferiti, L'ODIO di Kassowitz, questa foto rappresenta bene quel clima. Ho appena iniziato a leggere "Spingendo la notte più in là" di Mario Calabresi, figlio del commissario morto a Milano negli anni 70.
Difficile comprendere, per noi inebetiti dal benessere, l'aria e l'atmosfera.
Qualcuno l'ha rivissuta a Genova, nel 2001.
Gli elicotteri che volavano sopra le teste, come nell'inizio di Another Brick in the Wall.
Qualcuno reagisce ma spesso la reazione diventa spropositata.
Come si riesce ad ammazzare un individuo?
Ma, del resto, come si riesce a vivere fregandosene di tutto il resto?
L'importanza della storia, il dovere della memoria "Meditate che questo è stato", scriveva Levi.
A volte preferiamo voltarci, girare lo sguardo per non dovere indagare, per non dover guardare né ascoltare o riflettere.
Poi, per caso, si fa un giro su You Tube e si trova la canzone di moda del momento "Yes we Can", che vari artisti americani hanno dedicato e composto sulle parole di Barack Obama, candidato alle presidenziali.
E ti viene da pensare a quanto sia fortunato quel paese che si trova a dover scegliere tra Hillary e Barack. Ma, in fondo, loro sono una democrazia nata nel 1776. Noi siamo nati nel 1871, tuttalpiù nel 1861. La differenza di un secolo è pesante. A noi, se va bene, toccherà votare fra qualche mese per le solite persone, per la solita gente. Andremo a votare, certo. Ma continuando a pensare che, forse, non è proprio così che dovrebbe andare.
Beato quel paese che non ha bisogno di eroi, direbbe Brecht.

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