sabato 12 luglio 2008

Stanza delle visioni estive



Nelle giornate estive, dal momento che vivo in un posto di mare, me ne vado in spiaggia. Di solito il mio orario preferito è dalle 12 alle 16. Non c'è molta gente, a quell'ora, e posso leggere in tranquillità (Marcela Serrano, I quaderni del pianto) o ascoltare la mia musica sonnecchiando. E poi, per rilassarmi, dopo un bel bagno, mi metto a fissare il mare. E seguo i miei pensieri, li lascio defluire liberi, senza doverli per forza ordinare. E si intrecciano, provocati dal passeggio delle persone sulla battigia, dalle conversazioni dei vicini di ombrellone, dall'osservazione delle variegate solitudini che affollano il tratto di spiaggia compreso nel mio orizzonte visivo. Nel corso degli anni sono transitate varie e molteplici personalità, su quel microcosmo siliceo, e la mia ombra a pagamento ha offerto ripari a svariate conversazioni: insomma, l'angolo di spiaggia come metafora del brulicare dell'universo. Dunque non stupitevi se incontrate persone e comportamenti non di vostro gradimento, bei corpi fieri di essere mostrati e disagi mascherati da sorrisi di circostanza, conversazioni banali e divagazioni sul quotidiano. Le stesse persone che incontriamo al lavoro, sul bus, per le nostre strade.
Non ho ancora capito se esserne contenta o meno.
Torno ad ascoltare gli U2, almeno loro non cantano troppe banalità.

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