Un'altra, invece, pesante e nera di angoscia, pungente come una roccia scalfita, unico compagno un libro dal quale trarre risposte a domande che non volevo pormi, quando è finita la storia con Gianluca.
Altre notti cariche di stanchezza e di energia lavorativa, nelle quali fai fatica ad ordinare alle tue meningi di fermarsi, da troppo tempo in movimento, e continui a pensare alle cose da fare, a quelle fatte ed al tempo che ti rimane per le scadenze.
Altre inquiete e cariche di presagi, assisti alla finestra a piccole catastrofi e guardi, convitato di pietra, fiumi di fango scendere e salire.
Altre strane, immerse in dormiveglia e parole, nelle quali non ti orienti bene, senti che hai forse qualcosa per le mani che eternamente sfugge e che non sai bene se e come afferrare. Vorresti attendere, ma non sai farlo, forse non vuoi, né sai che ciò che stai per fare o hai fatto sia la cosa più giusta da fare.
E rifletti, e pensi, in un limbo estivo, mentre fuori già albeggia e vagheggi incontri che mai ci saranno, solo per assecondare fantasie egoistiche.
Non si potrebbe, semplicemente, dormire?
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