lunedì 26 maggio 2008

Stanza delle donne (2)


In realtà, questo post nasce da un commento ad un recente post di Barbara, che pare abbia suscitato grandi dibattiti. Come sempre, quando si parla di sessismo, di battute sulle donne e dell'Italia. Che volete che vi dica, anche per questo ho eletto da tempo a mia dimora la biblioteca di Hogwarts. I miei libri, il mio mondo, preferisco il ghetto alla realtà dei fatti. In Italia si respira un'aria strana, xenofoba, certo, omofoba e sessuofoba. Che le battute sulle donne siano all'ordine del giorno non è una novità, purtroppo. E che l'attuale presidente del consiglio abbia dato come rimedio ad una precaria il matrimonio con un miliardario (ad esempio il figlio) non me lo sono inventato io. Devo ancora compierli, 40 anni, ma è un dato di fatto che io ho vissuto sulla mia pelle che al momento del dottorato in filosofia ero io l'unica donna con borsa di studio ed i professori mi guardavano con l'aria sorpresa (cosa ci fa questa in un luogo simile. Lo diceva anche Aristotele, nel quarto secolo avanti Cristo). Come è anche un altro dato di fatto (che personalmente mi manda in bestia) che le persone, uomini e donne, si rivolgano a me sempre con l'appellativo di signorina (prima), signora (adesso. non sono sposata, ma ho ormai un'età) e non con il titolo che mi spetta, sia esso dottoressa prima e professoressa poi (titoli per i quali ho studiato per superare esami, lauree, dottorati e concorsi di abilitazione); mentre ai miei colleghi uomini si rivolgono sempre e comunque col titolo di professore...Ma questo avviene in tutti i campi. La signorina in camice bianco che viene ad aprirti in ambulatorio è sempre l'infermiera, non ti viene neanche in mente che sia la dottoressa, eccetera eccetera.
Lavori, ma a casa tocca a te. Sei fortunata se hai un marito, un compagno che decide bontà sua di darti una mano. Tanto se non riesci a stare dietro a tutto sono comunque problemi tuoi, sei tu che non sei in grado di mandare avanti una casa con tutto quello che essa comporta. E' tuo dovere, e dovresti anche sentirti in colpa se non ce la fai. Se anche le tue amiche, laureate e di sinistra, per il tuo complenno decidono di regalarti un vaso per i fiori e non qualcosa per la tua persona, vuol dire che Elena Gianini Belotti non se li è affatto inventati i condizionamenti culturali. E che per descrivere una professionista di non importa quale settore si ricorra comunque a metafore sessiste non è una novità, lo si fa sempre e comunque sui media tradizionali. Che i pregiudizi di genere siano ben radicati in Italia non se lo è inventato ovviamente nessuno.
Siamo ancora zitelle, non single. Abbiamo l'obbligo di lavorare, badare alla casa, ringraziare se il nostro uomo dà una mano in casa e pure sentirci fortunate, essere sempre attente a noi stesse (parrucchiere, manicure, eccetera) perché dobbiamo sempre apparire perfette, dimostrare di valere il doppio dei nostri colleghi uomini per poi sentirci dire che è colpa nostra se non vogliamo avere figli, che siamo egoiste perché pensiamo solo a noi stesse.
Vogliamo fare troppe cose, ovviamente è colpa nostra se non riusciamo a fare tutto quello che ci viene richiesto: abbiamo sempre degli obblighio verso qualcuno. Se i miei genitori sono anziani e malati, è compito mio accudirli, per fortuna che adesso esistono LE badanti che ci aiutano altrimenti le donne sono costrette a lasciare il lavoro (poi si sa che non sempre un solo stipendio in famiglia basta e quindi anche la donna è bene che conservi il suo posto di lavoro, subordinato a quello del marito naturalmente); cosa ne sa di accudimento un uomo che ha sempre demandato questo alla donna, come del resto ha fatto lo Stato in Italia.
Se ci sono problemi economici e sociali sono sempre le donne le prime a rischiare posto di lavoro, sicurezza economica e conquiste sociali (194, asili nido eccetera). Tanto, la donna è abituata a subire, in silenzio, abusi e violenze. Non per niente rimangono la prima causa di morte per le donne nel mondo.
Confidiamo nelle streghe, che è meglio. Almeno non sognano di diventare veline e non hanno come massima aspirazione nella vita di partecipare ad un programma della De Filippi e di sposare un milionario come il figlio di Berlusconi.

2 commenti:

Mammamsterdam ha detto...

Io quello che avevo da dire l'ho detto, ma se ne potrebbero scrivere volumi. Trovo che i 40 anni mi abbiano tolto un po' di paturnie e un bel po' del complesso di Wonderwoman. Avere la manicure fatta e i capelli freschi di messimpiega non me ne è mai fregato troppo, la casa in ordine è un mito e le camicie se le stira Berend, io da anni compro rigorosamente vestiti no-press per me e i figli.

Però quella che lavora di meno per spupazzarsi i figli sono io. Perché forse guadagno di meno, sicuramente non ho lo stipendio sicuro, infatti il mutuo è tutto carico del capo. Ma mi rifiuto di comprarmela la parità. Di cercarmi un lavoro in cui guadagno di più per usarlo come scusa.

Sono tanto contenta dei commenti che mi hanno lasciato le tante donne che conosco e amiro sul blog, e sono contenta che tu abbia deciso di riprendere questa cosa troppo importante.

Tanto quando ci siamo conosciute, ci incazzavamo sempre per queste cose. il mondo cambi troppo lentamente, per fortuna cambiamo noi.

Un abbraccio,
Ba

Pythya ha detto...

La parità non si compra, come dici tu. La parità è un dato di fatto, anche se a volte le culture fanno di tutto per ricacciarla indietro. Mala tempora currunt, Barbara, almeno da queste parti, con un machismo imperante che ricorda l'Italietta degli anni 30 e con la gente che preferisce credere alle favolette piuttosto che guardare una realtà piena di problemi. Noi cambiamo, e ci incazziamo sempre, a volte, come questa, per le stesse cose, che ti chiedi perché tutto si evolve e invece questo problema di genere è l'unico a rimanere stabile.