giovedì 15 maggio 2008

Stanza del tempo che fugge


Parlavo con Eliana e mi raccontava della malattia di una persona che lei conosce, alla quale hanno diagnosticato un mese circa di vita. Mi sono spesso chiesta (che ci volete fare, mi faccio spesso sto genere di problemi) come diavolo mi sentirei se qualcuno o qualcosa, mi dicesse che il mio tempo sta per scadere, sia pure fra un mese, fra un anno, fra dieci. Un po' come l'inizio terribile del libro di Terzani Un altro giro di giostra che inizia con la diagnosi "signor Terzani, li ha un cancro". Come sempre, come mi diceva qualcuno in una vita precedente, Il problema non è lo spazio, bensì il tempo. Non che io ne abbia l'ossessione, per carità. Mi pongo però il problema del come io trascorra il mio tempo. Ecco, direi che ho l'ossessione del tempo vuoto. Non riesco a stare troppo a lungo ferma, senza fare, senza pensare, senza programmare. Come se dovessi riempire i tempi morti con qualcosa. Pour ne pas sentir l'horrible fardeau du temps...ancora il mio amato Baudelaire. Non mi interessa lo scorrere del tempo, né mi interessano le mie rughe ed il fatto che non riesca più ad andare a dormire alle due di notte per poi alzarmi alle sette del mattino come se niente fosse...mi interessa però guardarmi indietro e chiedermi se io abbia fatto abbastanza per cercare di riempire la mia esistenza. Come se fosse facile stare dietro ai propri sogni. Già, perché per riempire l'esistenza io non mi accontento di cose materiali. Troppo facili, scontate. Ideali, sogni, rincorse, stelle e pianeti, ecco cosa intendo io per riempire l'esistenza. Continuo a vivere, come dice Fabio, incastrando il mio tempo come le tessere di un puzzle senza fine, tessendo trame, raccattando pezzi, cercando di quando in quando di vuotare le tasche di un passato carico di memorie. Occorrerebbe un bel pensatoio, come quello del preside di Hogwarts, nel quale sversare i ricordi troppo ingombranti, per guardare con occhio leggero il futuro. Correre verso di esso, ma non troppo velocemente, casomai perdessi di vista i miei tentativi di riempirlo.
Ecco, forse farei così, se mai mi dicessero che il mio tempo sta per giungere a scadenza. Verso il futuro, comunque sia, cercando di riempire il mio tempo, istante per istante. Che fatica, a volte.
La citazione di Baudelaire è tratta da un meraviglioso poemetto in prosa (Le spleen de Paris), intitolato Enivrez-vous (Inebriatevi). Ho sempre preferito i poemetti in prosa alle poesie de Le fleurs du mal.
Enivrez vous! Enivrez vous sans cesse! de vin, de poesie ou de vertu, a votre guise...

2 commenti:

Mammamsterdam ha detto...

Non so, ho appena fatto l'impegnativa per la mammografia. Nulla di che, tanto per stare tranquilli.

Sai Monica, io credo per me, ma anche per te, che in una situazione del genere avremmo bisogno di qualcuno che ci ricordi che noi abbiamo vissuto già molte vite. Allora relativizzi.

Per quanto mi riguarda, è stata illuminante la frase che un'amica pronunciò alla propria festa di adio al nubilato: per me non esisterà mai un troppo. Non si ha mai troppo amore, troppo sesso, troppi soldi, troppa felicità.

Ecco, forse a volte abbiamo paura del troppo. Invece sbagliamo. (Solo troppo lavoro, ecco, di quello farei a meno).

Pythya ha detto...

Credo tu abbia ragione, come sempre del resto. Non si è mai abbastanza sazi del troppo...anche se a volte ti spaventi, perché pensi che prima o poi debba arrivare un redde rationem che arrivi a pareggiare bene e male. Sarà forse il retaggio culturale cattolico, non lo so, ma a volte della troppo felicità si teme il dopo, ciò che inevitabilmente pensi debba poi accaderti per ricondurre tutto all'equilibrio, come legge fisica vuole. Me lo chiedo spesso.