venerdì 16 novembre 2012

Stanza delle Riflessioni

A volte penso sia il caso di imparare dai ragazzi. Dal loro entusiasmo, dalla loro facilità di abbattere steccati e barriere. Quando cresci, i tuoi steccati e schemi crescono con te, e diventa meno facile confrontarsi, cercare di trovare un punto di accordo e di equilibrio. In ogni caso, io vado per la mia strada, sfuriate o meno. Quello che mi trova sempre meno d'accordo (in realtà non ricordo mai di averlo tollerato) è l'ipocrisia delle persone. E si chiamano adulti. Pretendono di sapere chissa cosa. Non tollero la finzione. Non tollero le maschere. Non tollero il parlar dietro. Insomma, oggi mi sono sentita davvero nel posto sbagliato. Come direbbe Chatwin, CHE CI FACCIO IO QUI?
Vado per la mia strada, non so se io stia sbagliando o meno, non pretendo di avere ragione, non pretendo di essere sempre dalla parte giusta, anzi tutt'altro. MI SONO SEDUTO DALLA PARTE DEL TORTO PERCHE GLI ALTRI POSTI ERANO TUTTI OCCUPATI. (Brecht).
Insomma, procediamo comunque per sentieri interrotti. Il mio Heidegger...
Colonna sonora della serata, mi sembra ovvio, NON MI AVRETE MAI COME VOLETE VOI. Meg e i 99 posse, naturalmente.

1 commento:

Pythya ha detto...

Non sono un ladro, né un assassino, sono un ribelle. Non vi riconosco il diritto di interrogarmi, perché qui, sono io l'accusatore. Accuso questa società matrigna e corrotta, in cui l'orgia, l'ozio e la rapina trionfano impuniti, e anzi venerati, sulla miseria e sul dolore degli sfruttati. Voi cianciate di furti, voi mi chiamate ladro come se un lavoratore che ha dato alla società trent'anni della sua avvilente fatica per poi non avere neppure il pane per sfamarsi, un cencio per coprirsi, un canile in cui rifugiarsi, potesse mai essere un ladro. Voi sapete bene che mentite, voi sapete meglio di me che è furto lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che se al mondo vi sono dei ladri, questi vanno cercati tra coloro che oziando gozzovigliano a spese dei miserabili, i quali producono tutto, con le proprie mani martoriate. [...]
Io non tendo la mano a chiedere l’elemosina. Io pretendo che mi sia riconosciuto il diritto a riprendermi ciò che mi è stato tolto da una congrega di accaparratori, ladri e corrotti.
Non m’ingannate più. E, in cuor mio, non vi perdono.

Dal discorso che l'anarchico Clément Duval pronuncia nel 1887 durante il suo processo (tratto da Nessuno può portarti un fiore di Pino Cacucci)