venerdì 29 febbraio 2008
Stanza del viandante (2)
domenica 24 febbraio 2008
Stanza delle visioni notturne

Coloro che sognano ad occhi aperti vedono più, e meglio, di coloro che sognano soltanto di notte. Questa è solo una delle frasi di un celebre incipit di Poe, del mio Edgar Allan, al quale sono particolarmente affezionata. Quando mi accade di avere degli incubi, qualcuno, invariabilmente, mi batte una mano sulla spalla e con un leggero tono compassionevole mi dice di leggere meno, specialmente Poe. Impossibile, ovviamente. Non riesco a saziarmi di libri, diceva Petrarca, che se ne intendeva. A volte, quando leggo per troppe ore consecutive, mi accade di continuare a viverlo in sogno, il libro, di partecipare alla storia come spettatore esterno, di scorrere immagini e non pagine. A volte, i miei sogni mi accompagnano per tutta la durata della mia giornata, e gusto atmosfere e parole, più spesso colori e sensazioni. Purtroppo a volte sgradevoli, ed allora sto ad aspettare che prima o poi quella sensazione negativa si avveri. I Greci sostenevano che i sogni fatti all'alba avevano il sapore delle previsioni per il futuro, e del resto il mio nick è Pythya. Evidentemente, da qualche parte di me, credo ai/nei sogni. Non sarei, del resto, un'idealista.
A volte quindi penso che la realtà che sto vivendo si possa cambiare, che io possa davvero lottare contro i mulini a vento. A volte, invece, e oggi è una di quelle volte, mi sento un pochino sfiduciata, senza quello sguardo dritto verso il futuro (la freccia dei sagittari...) che mi infonde fiducia. Organizzazioni, istituzioni, famiglia. Oggi mi sta stretto tutto. Domani, probabilmente, avrò cambiato mood. Devo aver fatto un brutto sogno, evidentemente, che non ricordo. La sensazione è davvero quella. Bene, andiamo allora a rifugiarci nella no man's land, dalle parti dei libri. E, dunque, Enrico Alleva, La mente animale (saggio di etologia, non spaventatevi), e non ci sono per nessuno. Al prossimo stato d'animo. "Diremo, dunque, che sono un visionario" (E.A. Poe)
venerdì 22 febbraio 2008
Stanza del viandante

Stanza degli amici

Aula (Stanza scolastica) 1

Arrivi in cattedra, ti siedi alla prima ora (i profffsss più giovani fanno la gavetta, ovviamente: sempre la prima ora e sempre il sabato) e li vedi entrare.
mercoledì 20 febbraio 2008
Stanza dei premi

questa la motivazione:
a Monica, ovvero Pythya, http://angolodellapythya.blogspot.com/2008/02/la-stanza-delle-donne.htm lche conosco da una vita e finlmente si è decisa a mettere un blog anche lei (esattamente come lei, così me la sento più vicina)
Che cos'è?"D eci e lode" è un premio, un certificato, un attestato di stima e gradimento per ciò che il premiato propone.Come si assegna?Chi ne ha ricevuto uno può assegnarne quanti ne vuole, ogni volta che vuole, come simbolo di stima a chiunque apprezzi in maniera particolare, con qualsiasi motivazione (è o non è abbastanza elastico e libero?!) sempre che il destinatario, colui o colei che assegna il premio o la motivazione non denotino valori negativi come l'istigazione al razzismo, alla violenza, alla pedofilia e cosacce del genere dalle quali il "Premio D eci e lode" si dissocia e con le quali non ha e non vuole mai avere niente a che fare.
Le regole:
Esporre il logo del "Premio D eci e lode", che è il premio stesso, con la motivazione per cui lo si è ricevuto. E' un riconoscimento che indica il gradimento di una persona amica, per cui è di valore (sotto c'è il pratico "copia e incolla");
Linkare il blog di chi ha assegnato il premio come doveroso ringraziamento;
Se non si lascia il collegamento a questo post già inserito nel codice html del premio provvedere a linkare questa pagina (sotto c'è il pratico copia e incolla);
Inserire il regolamento (sotto c'è il pratico "copia e incolla");
Premiare almeno 1 blog aggiungendo la motivazione.
Queste regole sono obbligatorie soltanto la prima volta che si riceve il premio per permettere la sua diffusione, ricevendone più di uno non è necessario ripetere le procedure ogni volta, a meno che si desideri farlo. Ci si può limitare ad accantonare i propri premi in bacheca per mostrarli e potersi vantare di quanti se ne siano conquistati.Si ricorda che chi è stato già premiato una volta può assegnare tutti i "Premio D eci e lode" che vuole e quando vuole ( a parte il primo), anche a distanza di tempo, per sempre. Basterà dichiarare il blog a cui lo si vuole assegnare e la motivazione. Oltre che, naturalmente, mettere a disposizione il necessario link in caso che il destinatario non sia ancora stato premiato prima.
Stanza delle (piccole) soddisfazioni

venerdì 15 febbraio 2008
La Stanza delle donne
domenica 10 febbraio 2008

Fughe, sogni, visioni. La quotidianità dalla doppia valenza: l'una, rassicurante, routinaria, certa. Ti ancori, a volte, alle tue abitudini per cercare in esse una vaga parvenza di certezza, altrimenti non sai più chi sei, non sai più cosa fai. La tranquillizzante routine! Quando non sai più nulla di te, allora, svegliarti al mattino e sapere ESATTAMENTE cosa ti accadrà, come sarà scandita la tua giornata, ha il potere di non farti sentire completamente alla deriva. Il mare aperto, appunto. Cominciamo dunque a costruire la nostra personalissima gabbia dorata, la abbelliamo e la rendiamo ariosa. In certi momenti, però, di questo rifugio ci appaiono solo le sbarre. E allora la fuga si rende inevitabile. Fuga che può occupare poco tempo (un sogno, un lampo fugace, per rendere meno pesante il ritorno "a casa"), o molto (che si conclude con la costruzione di una nuova gabbia). L'eterno ritorno dell'identico....
sabato 9 febbraio 2008
Stanza della politica

Difficile comprendere, per noi inebetiti dal benessere, l'aria e l'atmosfera.
Qualcuno l'ha rivissuta a Genova, nel 2001.
Gli elicotteri che volavano sopra le teste, come nell'inizio di Another Brick in the Wall.
Qualcuno reagisce ma spesso la reazione diventa spropositata.
Come si riesce ad ammazzare un individuo?
Ma, del resto, come si riesce a vivere fregandosene di tutto il resto?
L'importanza della storia, il dovere della memoria "Meditate che questo è stato", scriveva Levi.
A volte preferiamo voltarci, girare lo sguardo per non dovere indagare, per non dover guardare né ascoltare o riflettere.
Poi, per caso, si fa un giro su You Tube e si trova la canzone di moda del momento "Yes we Can", che vari artisti americani hanno dedicato e composto sulle parole di Barack Obama, candidato alle presidenziali.
E ti viene da pensare a quanto sia fortunato quel paese che si trova a dover scegliere tra Hillary e Barack. Ma, in fondo, loro sono una democrazia nata nel 1776. Noi siamo nati nel 1871, tuttalpiù nel 1861. La differenza di un secolo è pesante. A noi, se va bene, toccherà votare fra qualche mese per le solite persone, per la solita gente. Andremo a votare, certo. Ma continuando a pensare che, forse, non è proprio così che dovrebbe andare.
Beato quel paese che non ha bisogno di eroi, direbbe Brecht.
venerdì 8 febbraio 2008
Stanza del viaggiatore
VIAGGIO 1. Destinazione nota solo geograficamente, avevo sei mesi davanti, non sapevo cosa mi aspettasse. La lingua? Conoscevo poche parole, del resto il tedesco lo impari solo in Germania. Pronti partenza e via. Sedici ore di treno, Italia, Austria, Germania. Odori e sapori nuovi, nuove prospettive. Non c'è che dire. Impatto straniante, la difficoltà maggiore è stata la solitudine. Nessuno con cui parlare, parole scambiate frettolosamente per il puro gusto di scambiare delle informazioni. Poi, lentamente, si costruisce una tranquillizzante routine. A maggio, di sera, di ritorno da Monaco in treno, allo scorgere le fredde luci azzurrine della cattedrale, mi sono sorpresa ad esclamare "finalmente a casa!!!!". Il concetto di Heimat, non è poi sbagliato. Heimat come luogo affettivo, metafisico, non esattamente reale. La somma di varie realtà, forse.
Le passeggiate notturne con Carlo. Il cinema in lingua originale con Thomas e Juergen. La piazza della cattedrale, così gotica, spettrale, evocativa. Il concetto di "casa", a volte, è puramente relativo. Personalmente, diffido di ogni esaltazione, soprattutto quando si parla di radici, di identità. Continuo a pensarlo. Piuttosto, la nostra identità è stratificata, complessa, frutto di miriadi di innesti, combinazioni rizomatiche piuttosto che radici....