martedì 29 luglio 2008

Stanza delle fughe estive (2)

Isole Tremiti, dunque. Per me rappresentano la fuga per eccellenza, l'idea archetipa di vacanza. Il mare. In ogni sua dimensione. Sopra l'acqua, possibilmente con una vela e senza motore; in nuotata libera o sotto, che fino a venti metri ci si vede e ci posso pure andare che ho il brevetto. Insomma, la mia idea di libertà: mi accontento di poco...(mah). Sono un posto incantato e selvaggio, stranamente ancora poco turistiche (una Croazia in miniatura, per intenderci), un mare cristallino con tanti pescetti per chi è interessato alla Subacquea (ci sono molti punti di immersione), e dei posti niente male per rilassarsi. Io consiglio il posto dal quale ho fatto le foto, chiosco nella pinetina, splendida vista mare e le amache appese. Lì, sorseggiando il the freddo, dondolandoti al suono delle cicale, osservando il mare, comprendi quanto l'essere umano sia poco tagliato per i ritmi frenetici, per correre, per essere costretto tra mille lacci e lacciuoli inutili e sfiancanti. Riappropriarsi del silenzio (ecco perché vado sott'acqua: senti solo il tuo respiro e niente altro), del lento dondolio dell'acqua e delle amache, degli alberi e del mare. Ecco perché per me le Tremiti sono il prototipo della fuga.

giovedì 24 luglio 2008

Stanza dell'ascolto musicale (rigorosamente dal vivo) 2

Altro concerto live, ieri sera. Definirlo concerto è certamente riduttivo. Già, perché ieri sera il pianista Giovanni Allevi e l'orchestra I Virtuosi Italiani ci hanno regalato due ore di "altrove". Emozioni che fluivano liberamente, note leggere ed evocative (pianoforte, archi e fiati) che colpivano dritte il cuore e che ti allontanavano dalla quotidianità, dal consueto. Potere della musica! Dopo due ore Raffaella ed io siamo uscite più contente, col sorriso sulle labbra, leggere, come se avessimo passeggiato davvero tra i boschi in mezzo agli abeti (Trecento anelli), come se avessimo assistito ad una appassionata dichiarazione d'amore (Come sei veramente), in giro insieme ai venti (Aria). Allevi ci ha raccontato, sottovoce con le parole e poi con le note, sensazioni ed emozioni reali che passavano, libere, e fluivano verso di noi. Altrove, lontano, per due ore, per poi tornare sulla terra, verso le nostre case, con spirito rinnovato, con sguardo più entusiasta, con sorrisi più forti. Leggerezza, come insegna Calvino in Lezioni Americane, come abbiamo appreso ieri sera. Lieve come il tocco sui tasti, come il tono di voce sussurrato, laddove invece la quotidianità, la società, sono pesanti, urlate, terribilmente seriose. Ieri sera abbiamo riscoperto il piacere della leggerezza delle note, dei sorrisi, del tempo umano e non tecnologico. Fa bene ricordarlo, ogni tanto.

lunedì 21 luglio 2008

Stanza della burocrazia

Ovvero, l'eterno ritorno dell'identico. Sono stata all'Università, stamani. Era davvero molto tempo che non mettevo piede a "Gottinga", per citare un racconto del prof. Iengo. Ho anche per un attimo accarezzato l'ipotesi di andare in segreteria e ritirare la mia pergamena di dottorato, ma poi ho cambiato idea. In realtà, ero partita con le migliori intenzioni: accompagnare per un giro informativo due miei studenti che vogliono immatricolarsi a filosofia. Siamo arrivati e subito ho provato una sensazione strana, come di spaesamento. Siamo entrati e mi è tornata alla mente la cara vecchia metafora della torre d'avorio. Tutto immobile, sospeso nel tempo, l'istante che si ripete eternamente ma non perché "così volli che fosse" ma perché DEVE essere così. Soliti discorsi, solite espressioni. Davvero, io non c'entro, e fatico ormai a pensare che tempo fa, Antonella ed io facessimo davvero parte di quel mondo. Oddio, da outsider, da schegge impazzite, ed è per questo che non siamo mai state davvero "organiche" al sistema. Nulla è cambiato, ed è per loro così rassicurante. Non so se Andrea ed Alessio abbiano captato il mio disagio, l'idea che io avevo era soltanto quella di fare un giro all'Università e di parlare con qualcuno che la vivesse dal di dentro. Tanto poi loro andranno a Roma Tre. Aria migliore, certo, ma sempre torre d'avorio. Avranno 5 anni di tempo per accorgersene e poi decideranno anche loro, come abbiamo deciso tutti; o dentro, con quello che comporta aderire alla proposta di Mangiafuoco (devi diventare un burattino, come sa bene Pinocchio), o fuori, per il mondo, in trincea o altrove. Scelte comunque legittime, nessuno le mette in discussione. Ho preferito ritirarmi in un ristorante con i miei studenti a chiacchierare e poi andar via, spegnendo il cellulare, per evitare telefonate dal passato. No, niente disagio, tranquilli. Solo, non avevo nulla da dire. Che il capitolo fosse chiuso da tempo, del resto, era assodato. Nulla da dire, perché non c'entro più niente con le logiche accademiche: non mi interessa sapere chi stia sgomitando per diventare un ricercatore (e ringraziare a vita il barone di turno), né se uno dei miei cari amici alla fine sia tornato sui propri passi (e quindi all'ovile. All'estero, ma all'ovile). Appunto, scelte individuali e pertanto indiscutibili. Sono felice di essere tornata a casa. Du meine Heimat, Einsamkheit...
Detto per inciso, la foto è un vecchio panorama di Heidelberg. Altro mondo, che per un breve periodo della mia vita ho pensato di eleggere a seconda casa, e dove immaginavo di trascorrere un lungo periodo di studi. Chissa come funzionano le Torri d'Avorio in Deutschlandia...

giovedì 17 luglio 2008

Stanza dell'ascolto musicale (in cuffia)

Oggi mi gira così. Oggi musica "a palla". A seconda dell'umore, della stagione, dei vestiti che indosso, del sogno che ho fatto stanotte (non vi conviene che ve lo racconti...). Oggi non sono di buon umore, anyway. Non so perché, non chiedetemelo ("Questo solo possiamo dirti/ Ciò che NON siamo, ciò che NON vogliamo"). Ieri sera, per puro caso, ho incontrato Enrica e Irene, che non vedevo da anni, e non mi sono stupita nel non vederle affatto cambiate. Eravamo lì, per strada, a chiacchierare fra di noi (c'era anche Pita) e mi sembrava che quindici anni non fossero affatto passati. Possiamo avere nuovi hobbies (Enrica non mi stupisce che tu pratichi il Downhill, è proprio da te!), nuove montature di occhiali (l'età avanza), ma, in fondo, non siamo affatto cambiati. Pita parlava di sindrome di Peter Pan, io penso più sullo stile di "Fedeli alla Linea" (mitico album dei CCCP, per restare in tema). Qualcuno, in una delle mie vite precedenti, mi aveva detto che non ero affatto cambiata, che ero sempre la stessa ("solo il tuo sguardo è cambiato, ci è passata altra vita dentro". Belle parole, Mario). Insomma, conversazioni, informazioni su concerti. Io ascolto ancora di tutto. Enrica è andata a sentire i Sex Pistols a Torino (cosa non si fa per i soldi...). Ci sarei andata anch'io, la loro musica è un momento particolare della mia vita. Questa settimana andrò invece ad ascoltare Stefano Bollani (peggio per voi se non lo conoscete) a Castelbasso, poi nell'ordine, come già scritto, Allevi a Pescara e di nuovo Marcus Miller a Castelbasso. In questo periodo sono di questo umore: musica che eleva lo spirito, che ti porta lontano, che ti solleva portandoti via. Ho bisogno di questo, im dieses Zeit. Lontano dalle visioni e dai sogni. Non disdegno neanche la musica celtica, da Enya in su, atmosfere da LOTR che non mi dispiacciono, per mettere le ali alla fantasia sempre più (m)alata. Adesso sto ascoltando i miei cari, vecchi LZ. Musica d'annata da gustare in solitaria. Pregustando un'estate di buoni ritmi, di accompagnamenti musicali. Imprescindibili, per me. Le sortite da Hogwarts sono ormai riservate per rifugiarmi in un altro mondo dorato e rassicurante: quello della musica, della mia musica. Cosa sarebbe la mia vita senza la colonna sonora dei miei momenti, dei vari istanti? Non so, non riesco ad immaginarla. La festa dei miei diciotto anni, ad esempio, della quale ricordo solo Cult e Cure in loop (non osate commentare i miei trascorsi, possiedo tutta la discografia dei Cure); l'hard rock dello zio Iggy, i Led Zeppelin amati da Andrea. I Jehtro e De André, che mi legano a Roberto. Gli Area mi ricordano Milano. I Pink FLoyd e le mie follie (Wish yoy were here ueber alles), gli Stones, gli Iron Maiden ovvero Germany (come anche i Prodigy ed Eric Clapton). Dona, o la Bandabardò. Il concerto di Manu Chao, le atmosfere della Mannoia (Ah che sarà), la musica del Boss, ruvido e duro, la faccia sporca dell'America, parafrasando Conte. Insomma, per fortuna che ho la musica, in certi momenti, anche se devo ancorta capire se NON cambiare sia un bene o un male. Ti ritrovi a volte a fare, a pensare cose che non dovresti aver fatto o pensato, ti ritrovi sempre e soltanto dentro il ghetto, conscio del fatto che NON vuoi uscirne, perché là fuori, semplicemente, il mondo non ti interessa. Dentro il mio ghetto sono in compagnia dei miei libri (Hogwarts, appunto) e della mia musica, soprattutto. Certo, circolano ancora troppe visioni, sogni e ideali. A volte, come in questo periodo, occorrerebbe volare basso. Davvero, però, come scrive mein lieber Fritz, ich kann nicht lange still sitzen. Non ce la faccio a stare ferma, è più forte di me. Almeno mi muovo a ritmo di musica.

martedì 15 luglio 2008

Stanza del burocrate


Era tarda sera, quando K arrivò...
(Questo qui è K, naturalmente). Ho capito che la burocrazia non fa per me, niente da fare. Stamattina ne ho avuto l'ennesima conferma. Relazione di fine anno per i neoimmessi in ruolo. Già, perché per la scuola sono una pivellina, sono solo pochi anni che insegno, del resto. Che io mi sia fatta le ossa nei corsi di formazioneprofessionale o all'università per i burocrati non conta. Sono una pivellina. Contano solo gli anni di servizio effettivo nella scuola, quante volte hai partecipato agli esami di stato. Come se quello che sai insegnare, la passione che puoi trasmettere, si misurino sulla quantità. Il povero Franz ne sapeva qualcosa, di burocrati e del castello. Io non ne ho gran voglia, la salita al castello non mi interessa. Insomma, tutta la mattinata a scuola per relazionare davanti a colleghi con i quali ho lavorato tutto l'anno, che mi conoscono, e davanti al DS al quale non potevo rispondere come avrei voluto. Il pranzo consueto con gli altri colleghi e io che mi rendo conto di cosa significhi la NOIA esistentiva. Va beh, archiviata anche questa, ripartiamo da zero e vedremo cosa accadrà il prossimo anno...

lunedì 14 luglio 2008

Stanza dell'ascolto musicale (rigorosamente dal vivo)

Quest'anno ho deciso di concedermi qualche ora di ascolto di buona musica rigorosamente dal vivo. Ho quindi cominciato ieri sera, in quel di Colonnella, Piazza del Popolo (se capitate dalle parti dell'Abruzzo teramano andateci a Colonnella, il centro storico, piccolino, merita una visita, come anche le aziende vitivinicole della zona. Io consiglio il trebbiano -uva passerina o Passera delle Vigne- di Lepore). Dunque, gli Avion Travel ieri sera. Ottima musica, ottimi performer. La musica dal vivo possiede quell'immenso potere di riconciliarti col mondo, di farti dimenticare il quotidiano e di portarti altrove, proprio come i miei adoratissimi libri. Vale la pena uscire da Hogwarts per assistere ad un concerto. Anche per questo adoro la musica, di vari e disparati generi. E poi ieri sera, oltre alla musica, abbiamo goduto della loro leggerezza e della loro ironia, il che non guasta. Gli Avion Travel li conosco da parecchi anni, li ho visti una prima volta dal vivo a teatro in uno spettacolo di teatro canzone insieme a Fabrizio Bentivoglio (stiamo parlando del 1996 più o meno), e ho sempre seguito la loro musica. Quest'anno il tour parte dalle canzoni del loro ultimo disco, nel quale rivisitano alcuni brani di Paolo Conte. Ascoltatevi, se vi capita, "Un vecchio errore". Io la adoro, come anche "Elisir", con il contributo di Gianna Nannini. Che volete farci, sono una nostalgica della buona musica. Vi anticipo già il prossimo concerto che andrò a sentire: Giovanni Allevi a Pescara. Preparatevi, dunque, quest'estate vi tedierò con le mie pseudorecensioni....

sabato 12 luglio 2008

Stanza delle visioni estive



Nelle giornate estive, dal momento che vivo in un posto di mare, me ne vado in spiaggia. Di solito il mio orario preferito è dalle 12 alle 16. Non c'è molta gente, a quell'ora, e posso leggere in tranquillità (Marcela Serrano, I quaderni del pianto) o ascoltare la mia musica sonnecchiando. E poi, per rilassarmi, dopo un bel bagno, mi metto a fissare il mare. E seguo i miei pensieri, li lascio defluire liberi, senza doverli per forza ordinare. E si intrecciano, provocati dal passeggio delle persone sulla battigia, dalle conversazioni dei vicini di ombrellone, dall'osservazione delle variegate solitudini che affollano il tratto di spiaggia compreso nel mio orizzonte visivo. Nel corso degli anni sono transitate varie e molteplici personalità, su quel microcosmo siliceo, e la mia ombra a pagamento ha offerto ripari a svariate conversazioni: insomma, l'angolo di spiaggia come metafora del brulicare dell'universo. Dunque non stupitevi se incontrate persone e comportamenti non di vostro gradimento, bei corpi fieri di essere mostrati e disagi mascherati da sorrisi di circostanza, conversazioni banali e divagazioni sul quotidiano. Le stesse persone che incontriamo al lavoro, sul bus, per le nostre strade.
Non ho ancora capito se esserne contenta o meno.
Torno ad ascoltare gli U2, almeno loro non cantano troppe banalità.

giovedì 10 luglio 2008

Stanza del dormiveglia

Qualche volta mi accade di passare delle notti in bianco, così, senza dormire. Ogni notte in bianco ha un significato a sé, però. Ne ricordo una carica di attesa leggera, elettrizzata da un colpo di fulmine in piena regola, nel tentativo di non dimenticare parole dette per caso, la notte che ho conosciuto Andrea.
Un'altra, invece, pesante e nera di angoscia, pungente come una roccia scalfita, unico compagno un libro dal quale trarre risposte a domande che non volevo pormi, quando è finita la storia con Gianluca.
Altre notti cariche di stanchezza e di energia lavorativa, nelle quali fai fatica ad ordinare alle tue meningi di fermarsi, da troppo tempo in movimento, e continui a pensare alle cose da fare, a quelle fatte ed al tempo che ti rimane per le scadenze.
Altre inquiete e cariche di presagi, assisti alla finestra a piccole catastrofi e guardi, convitato di pietra, fiumi di fango scendere e salire.
Altre strane, immerse in dormiveglia e parole, nelle quali non ti orienti bene, senti che hai forse qualcosa per le mani che eternamente sfugge e che non sai bene se e come afferrare. Vorresti attendere, ma non sai farlo, forse non vuoi, né sai che ciò che stai per fare o hai fatto sia la cosa più giusta da fare.
E rifletti, e pensi, in un limbo estivo, mentre fuori già albeggia e vagheggi incontri che mai ci saranno, solo per assecondare fantasie egoistiche.
Non si potrebbe, semplicemente, dormire?

mercoledì 9 luglio 2008

Stanza della coscienza civile

(Estratto da uno scritto di Antonio Gramsci. Un individuo che ha pagato con la galera a vita il prezzo altissimo della coerenza con le proprie idee)
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia.
L'indifferenza opera potentemente nella storia.
Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza.
Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perchè la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
La massa ignora, perchè non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perchè mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano.
Vivo, sono partigiano.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Questo il pensiero di Gramsci.
Così, en passant. Pensatene quello che volete, che vi suggerisca ciò che credete.
Con amore e con rabbia, naturalmente.

martedì 8 luglio 2008

Aule scolastiche

Esami di stato, dunque. Abbiamo appena terminato, abbiamo già affisso il tabellone con gli esiti (già, perché pubblichiamo gli esiti numerici delle prove scritte e non l'esito globale numerico dell'esame per un non ben chiaro diritto alla "pràivasi". Welcome in Italy....).
Cosa raccontare che io non abbia già detto, cosa riferire che non mi abbia già fatto incazzare...Procediamo con ordine.
1. Ulteriore conferma della mia più totale idiosincrasia nei confronti della burocrazia
2. Aggiungiamoci anche nei confronti di ogni dogmatismo (occorre diffidare di coloro che hanno troppe certezze, sempre. "Bisogna diffidare dei sistematici: io per la strada li evito. La volontà di sistema è una mancanza di onestà" -mein lieber Fritz, naturalmente-)
3. Perché questo qua ha continuato a chiamare le professoresse "signora" e il professore appunto "professore"? Ragazzi miei amatissimi, cercate di non usare queste distinzioni verbali. Alla lunga provocano allergie e forti intolleranze (a proposito, l'idealismo E' HEGEL soltanto. Il resto sono solo "chiacchiere e distintivo" -citazione dal film Gli intoccabili; anche Freud è importante per la filosofia; mentre della vita di Schopenhauer non so che farmene)
4. Detesto le persone che vogliono sentirsi ripetere le parole che hanno già in mente
5. Non capisco come mai sia ancora piuttosto diffusa l'equazione professore giovane=incapace di intendere e di volere (devo chiedere alla collega di matematica che tipo di equazione sia)
6. Per fortuna ci sono state delle belle sorprese
7. Non tollero affatto coloro che non lasciano parlare gli altri
8. Quest'esame è concepito male: perché è un esame aritmetico, e studenti brillantissimi, e appunto perché tali, lunatici, non prendono il massimo
9. Ho deciso che smetto di fare gli esami, ecco tutto
10. Qualora dovessi rifarli (visto che non posso sottrarmi) dovrò procurarmi qualche sostanza naturale che mi faccia vedere TUUUUUTTO ROSA!!!!!! (oppiacei? ricordarsi di leggere cosa ne dice Baudelaire)

Stanza delle visioni diurne (Deliri?)

(Alcune persone sanno quanto io sia fanatica di LOTR, sia del libro che del film. Molti sanno che per me questo libro rappresenta molto di più di un semplice testo...). L'estate mi causa spesso dei terremoti interiori. Forse perché oggi non ho affatto una Stimmung positiva, forse perché oggi sento abbastanza forte lo struggimento da calura estiva, forse perché oggi non ho neanche più voglia di arrabbiarmi, insomma forse perché oggi mi gira così, lascio le briglie sciolte alla fantasia. Del resto, il fatto che io sia una grande lettrice di Fantasy significherà pure qualcosa. Le mie meravigliose amiche sghignazzeranno, come sempre, delle mie improvvise impennate di fantasia. Che volete farci, vi chiedo già in anticipo scusa, è che quando mi lancio non mi fermo, mi diverto troppo, mi godo l'ebbrezza dell'attimo, il fascino del dionisiaco. Ovviamente sono una ribelle. Fin dentro le ossa. Sovvertire gli schemi spesso è la mia parola d'ordine. E dunque, che questo piccolo sogno (del quale ho accertato l'esistenza solo qualche giorno fa -quando l'ho portato a livello conscio-) mi accompagni per questo periodo, poco importa se si concretizzi o no. Come sempre, cercherò di muovermi in punta di piedi, senza far del male né creare dolore, aggirandomi, come insegnano gli elfi di Arwen, nel bosco incantato cercando di non arrecare il benché minimo danno. Che io esca dal libro e mi rituffi nella realtà con tutto il piccolo sogno è altamente improbabile: ma, come racconta il mio amatissimo EAP, "diremo dunque che sono un visionario"...Lo so, periodicamente ricado nella zona d'ombra, ma è evidentemente ciclico, forse concomitante con incertezze o riflessioni troppo accentuate. Non so, allo stato delle cose, se questo piccolo sogno posssa diventare altro (nel caso andare a finire nell'appendice finale del blog "Stanza dei sogni realizzati)...non so, e adesso mi dirigo a quel particolare lettore, se questa sia una mia visione, un mio delirio, una mia idea.
Non ci fate caso, sto delirando.
"Tieni i tuoi sogni! I saggi non ne hanno di così belli come ne hanno i pazzi" (Ch. Baudelaire, ovviamente).